Museo Comunale d'Arte Moderna

05 marzo - 15 maggio 2022

Omaggio a Rolando Raggenbass
1950 - 2005
L'artista filosofo che si percepiva come un raccolto

La mostra si inserisce nell'ambito della valorizzazione delle figure più significative del territorio ticinese e presenta quaranta opere in grado di analizzare tutte le fasi del percorso creativo di Rolando Raggenbass, dagli anni Ottanta al primo quinquennio del Duemila, restituendoci un quadro d'insieme coerente e coeso.

Rolando Raggenbass è figlio di quella "condizione postmoderna" straniata e straniante, nata dal disincanto dalle grandi Ideologie "moderniste" (illuminismo, idealismo, marxismo, positivismo) e dalla cultura di massa che avevano mostrato quanto l'ottimismo verso il futuro, la fiducia nel progresso delle avanguardie e i suoi valori, fossero fondati su falsi paradigmi dogmatici, predittivi e autoritari, incapaci di dar conto e di includere ciò che fosse semplicemente "differente", incoerente, non comprensibile, non ingabbiabile in categorie astratte totalizzanti.

L'artista filosofo Rolando Raggenbass fa del dubbio la sua cifra essenziale e il suo orizzonte pittorico, attraverso un continuo processo di autoriflessione e di riposizionamenti infiniti, nel tentativo pur precario e subito modificabile, di dare un senso al suo essere nel mondo.

Il percorso espositivo si apre con un'opera di particolare significato del 1982 (Senza titolo), in cui l'artista riprende la figura del "Funambolo", come metafora dell'artista contemporaneo che vive con smarrimento le conseguenze della civiltà dei consumi, che tutto omologa e appiattisce in superficie, svilendo ogni tentativo di creatività festosa differente, di fantasia immaginaria atipica e di ogni legame-rinvio al trascendente.

La cravatta, uno dei topos della sua ricerca, simbolo della società consumistica, ritorna spesso nei suoi lavori degli anni Ottanta, creando una sorta di straniamento che rivela l'effimera natura di questo accessorio, falsamente considerato uno status symbol, e mette in guardia l'osservatore sulla sterilità/impossibilità della comunicazione tra gli uomini.

La mostra prosegue con alcune opere iconiche come Micromare del 1987, in cui si assiste all'apparire di un colore pieno, compatto, bidimensionale che sembra bloccare in superficie ogni elemento in esso contenuto e dove ogni fragile elemento, illustrato con leggerezza infantile, sembra come congelato.

Da questa dimensione che sembra portare tutto in superficie, tipica dei lavori degli anni Ottanta, con opere come Monomotel (1987-1988), dove un rosso potente, espressionista, domina la scena e anticipa il graffitismo scenico dell'informale, si assiste a una tendenza opposta che preme in profondità e che diventerà distintiva dei primi anni Novanta. Tra il 1992 e il 1993, infatti, Raggenbass realizza opere che presentano un processo di spogliamento, di riduzione ai minimi termini di ogni recesso di figurazione, dove i colori ocra, marrone e le loro varianti, tendono al monocromo. Come in Ma io stesso non ero del 1989, in cui tutto sembra svaporare inesorabilmente nel nulla, dove ogni breve figurazione e traccia è lasciata andare al suo autonomo destino.

In queste opere l'autore sembra dare forfait, intervenendo sul colore e i suoi mezzi pittorici, in modo sempre più limitato, segnando una svolta che risale ora alla materia interrogandola, sondandola nelle sue potenzialità espressive. Una predisposizione interiore, che si realizza con superfici astratte sempre meno frammentate, lasciando al colore, sulle tonalità dei bianchi e dei neri, la libertà di tradursi in emozione.

Se queste creazioni segnano un momento di liberazione nella liricità di un'arte astratta, a partire dal 1995 le cose cambiano, affondando nel tessuto vivo della corporeità.

Lungo questo orizzonte sempre più radicale, si attesta la serie più materica dei "rossi", in cui il nero lascia il posto alle macchie color sangue che si raggrumano, si espandono come lacerti di un corpo esploso, messo in evidenza dall'uso di fogli di plastica sovrapposti gli uni agli altri.

Eppure, è proprio da queste opere, dalla materia aggrumata del colore rosso, che nascono gli Elfimilza del 2002, le sculture "ambientali" dell'ultima produzione di Rolando Raggenbass.

Ma cosa sono questi "esseri" tra l'organico e il non-organico, tra l'umano e l'artificiale; esseri contaminati dalle conseguenze sociali, cancerogeni? O, al contrario, epifanici? o ancora rigenerativi e socializzanti? Non lo sapremo mai, perché il loro autore se ne è andato, ma ci ha lasciato una testimonianza intensa, che continua a riecheggiare e induce a pensare a lungo. Come diceva Rolando l'arte è un "puro segreto che rinvia sempre a un altrove".

Mara Folini Ceccarelli

Inaugurazione

Venerdì 4 marzo, ore 18.00

Manifesto

Con il sostegno di

Artisti

Rolando Raggenbass

1950
nasce a Balerna il 27 agosto.

1975
dopo un primo soggiorno di studio a Parigi, si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove nel 1979 si diploma con il critico d'arte e scrittore Zeno Birolli con una tesi su Paul Ricoeur. Parallelamente segue i corsi di filosofia di Fulvio Papi all'Università di Pavia.

1984
prime mostre personali allo Studio Abitare di Bellinzona e, nell'anno successivo, allo SCI-Arc (Sud California Institute) di Vico Morcote.

1989
ottiene la borsa di studio dell'Unione di Banche Svizzere.

1990
mostre personali alla Villa du Jardin Alpin a Meyrin e al Museo Epper di Ascona. Nello stesso anno esce la sua prima monografia, con testi di Fulvio Papi, Christoph Eggenberger, Christian Marazzi, Guglielmo Volonterio e Armande Reymond, pubblicata da Casagrande ed Édition d'En Haut.

Anni 1990
iniziano in questi anni i soggiorni nella Svizzera tedesca e in Germania, in particolare a Zurigo, Francoforte, Amburgo e Monaco, dove tiene numerose personali e partecipa a mostre collettive.

1992
è presente in area svizzero-francese con una mostra a Ginevra, seguita da una seconda mostra nel 1996.

1997
mostra personale alla Fondazione Corrente di Milano.

2002
il Museo d'Arte di Mendrisio gli dedica una retrospettiva, curata da Simone Soldini e Paola Tedeschi-Pellanda, incentrata sugli ultimi dieci anni del suo lavoro.

2005
Rolando Raggenbass muore a Castel San Pietro.

2012
al Museo cantonale d'arte di Lugano si tiene una importante mostra antologica, curata da Elio Schenini e Marco Franciolli.

Opere in mostra

Rolando Raggenbass | Senza titolo | 1982 | Tecnica mista su carta | 59.5 x 46.5 cm | Collezione privata | Foto: Alexandre Zveiger, Lugano

Rolando Raggenbass | Senza titolo | 1984 | Acrilico su tela | 120 x 113 x 40 cm | Collezione privata | Foto: Alexandre Zveiger, Lugano

Rolando Raggenbass | Micromare | 1987 | Tecnica mista su tela | 122 x 102 cm | Collezione privata | Foto: Alexandre Zveiger, Lugano

Rolando Raggenbass | Monomotel | 1987-1988 | Tecnica mista su tela | 150 x 130 cm | Collezione privata | Foto: Alexandre Zveiger, Lugano

Rolando Raggenbass | Senza titolo | s.d. | Tecnica mista su carta | 89 x 120 cm | Collezione privata | Foto: Alexandre Zveiger, Lugano

Rolando Raggenbass | Elfimilza | 2002 | Tecnica mista con poliuretano | Misure variabili | Collezione privata

Eventi

Conferenza / tavola rotonda
Rolando Raggenbass, oltre il postmoderno. Uno sguardo nutrito dal pensiero

Domenica 15 maggio 2022, dalle ore 14.30 alle ore 17.00, Auditorium, Monte Verità (Strada Collina 84, Ascona)

Relatori:

Prof. Dr. Fabio Merlini
filosofo, direttore regionale della Scuola Universitaria Federale per la Formazione Professionale e Presidente della Fondazione Eranos

Fabio Merlini ricorderà Rolando Raggenbass, partendo da alcuni episodi della loro amicizia che aiutino a illustrare le ragioni di uno sguardo pittorico della profondità nutrito di filosofia e letteratura. L'immagine utilizzata per inseguire e dare conto di questa profondità sarà quella del "Sole nero": l'espressione che dà il titolo a un saggio sulla malinconia di Julia Kristeva e che il pittore utilizzava per parlare del suo male di vivere. Con questo "sole nero", Raggenbass intratteneva un dialogo spietato: sapeva guardarlo senza fare concessioni e senza scendere a nessun compromesso. Proprio come è possibile desumere dalle opere della sua ultima produzione. 

Dr. Virgilio Berardocco
dottorando dell'Accademia di architettura di Mendrisio - Istituto di storia e teoria dell'arte e dell'architettura

L'intervento di Virgilio Berardocco si articola intorno a tre nuclei tematici, il primo dei quali si propone di offrire un profilo intellettuale di Rolando Raggenbass, contestualizzando la sua eclettica e multiforme produzione artistica, che non si limita alla pittura e alla scultura ma comprende anche la scrittura, all'interno del peculiare panorama artistico del Canton Ticino. Successivamente, la sua opera verrà indagata in una prospettiva di più ampio respiro, rinnovando il dialogo con alcuni dei suoi interlocutori privilegiati: dal Post-strutturalismo francese alla Fenomenologia italiana, dalle pratiche artistiche caratterizzanti la Postmodernità alla temperie del Post-Human, di cui gli scritti di Raggenbass recano diverse tracce importanti. L'ultima parte dell'intervento, infatti, sarà dedicata ai taccuini e alle note di poetica dell'artista, che costituiscono lo sfondo sul quale si innerva la sua intera parabola artistica ed esistenziale, il cui centro irradiante è dato dal rapporto tra parola e immagine

Dr.ssa Gabi Scardi
storica e critica d'arte, curatrice e docente d'arte contemporanea

Dal canto suo, Gabi Scardi guarderà alla figura di Rolando Raggenbass come esponente di un'arte intesa come ricerca continua; dapprima in stretta relazione con le punte avanzate del pensiero di un'epoca, quella postmoderna, nella quale una narrazione complessiva pare impossibile: nei dipinti e nei collage a emergere sono frammentazione e senso di sospensione. In seguito, l'artista lascerà spazio al corporeo come chiave di una soggettività diversa. Proprio l'elemento organico, che nell'urgenza di una lotta corpo a corpo letteralmente si fa avanti, lo porta progressivamente a uscire dalla bidimensionalità. La riflessione artistica di Raggenbass sulla corruzione del corpo giunge ai limitari dell'umanità, alle soglie del pensiero postumano e oltre, e può essere posta a confronto con quella di numerosi artisti tuttora attivi che nel corpo individuale vedono un parallelo con il corpo sociale della modernità.

Entrata libera.