Museo Comunale d'Arte Moderna
6 marzo - 29 maggio 2005
Il periodo che corre tra fine Ottocento, Liberty e primo Déco, a Roma e nel Lazio, vede una originale produzione ceramica grazie all'intervento di artisti come Cambellotti, Prini, Randone, Bassanelli, Bottazzi, Biagini, Castellani e molti altri ancora.
Francesco Randone, personalità fino a ieri inesplorata, rappresenta un singolare collegamento con le utopie di Monte Verità ad Ascona, sviluppando un'attività che mescola teosofia a socialismo umanitario, la lezione della Montessori alle sfide europee in ambito artigianale, richiamando il pensiero di Ruskin, Morris, Van de Velde. Randone, in una sorta di voluta emarginazione colta, apre la sua scuola di ceramica nelle Mura Aureliane a tutti, poveri e non; studia l'arte etrusca per giungere sapientemente alla realizzazione di neri buccheri, durante cerimonie rituali legate a reminiscenze teosofiche. Quasi fossero vestali, le figlie, in abiti ampi, partecipano anch'esse alle serate dedicate alla cottura delle ceramiche che egli organizza, attraverso inviti a tema quali: "Pace latina, Libertà, Eguaglianza, Fratellanza".
Presentare le ceramiche d'autore prodotte dai piccoli forni degli artisti idealmente guidati da Duilio Cambellotti in una Roma secessionista, tutt'oggi scarsamente studiata, ricca di relazioni ed echi europei, può offrire un contributo alla stessa storia dell'arte romana, consentendo anche, tramite Randone, un approfondimento della storia di Ascona e il suo territorio. Ne può scaturire un profilo inusuale della società degli artisti nell'Europa del generale rinnovamento culturale dei primi decenni del Novecento, portando alla luce tematiche ancora da approfondire e di grande fascino quali, la produzione ceramica degli artisti che dialoga con la "Kuntskraft", la "Morris Marshall Faulkner and Co.", le "Arts and Crafts Exhibition Society" e le numerose Esposizioni internazionali (di Londra, Parigi, Bruxelles), dietro cui sono singole personalità, movimenti artistici di assoluto rilievo.
L'impegno degli artisti è quello di tradurre l'arte ceramica sullo stesso piano delle arti maggiori, coinvolgendo nel contempo i loro interessi sia etici che estetici. Arte artigianale significa anche valorizzazione di un mondo arcaico, contadino, che esplicitamente si allontana da quello industriale, e recupera gli ideali che da Rousseau a Tolstoj, attraverso Owen, Fourier, Proudhon e Steiner alimentano pure Monte Verità. Nel superamento della distinzione tra arti maggiori e minori, inoltre, si configura il concetto di "arte totale" di ascendenza romantica"wagneriana, simbolicamente rappresentata dalla linea sintetica, dinamica e strutturante dell'art nouveau, che giunge fino alla "Gesamtkunstwerk" (sintesi delle arti) del Bauhaus, oltre l' Art Déco, e che viene già prima sperimentata, intorno al 1915, nella scuola d'arte di Monte Verità di Rudolf von Laban.
Antefatto di questa mostra è una collaborazione tra il Dicastero cultura del Comune di Ascona e l'Assessorato alle Politiche Culturali " Sovraintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma, nelle persone di Maria Elisa Tittoni e Maria Paola Fornasiero, e una più ampia esposizione, frutto di attenta ricostruzione delle manifatture ceramiche romane che ha consentito la scoperta di opere inedite, di autori sconosciuti, presentata al Museo di Roma in Trastevere nell'estate del 2003, a cura di Irene de Guttry, Maria Paola Maino e Claudio Carocci, promossa dal Comune di Roma, dagli Archivi delle Arti Applicate Italiane del XX secolo e dall'Associazione Arte e Tradizioni di Grottaferrata.
La mostra di Ascona offre in visione oltre 100 opere, tra ceramiche e disegni, appositamente scelte per rappresentare quel fenomeno "ceramica romana", che ha visto la partecipazione nei primi anni Venti del Novecento di un numero elevato di artisti (tra cui Olga Modigliani, Roberto Rosati, Torquato Castellani, Ferruccio Palazzi, Umberto Bottazzi, Vittorio Grassi, Giovanni Prini, Achille Luciano Mauzan, Adolfo de Carolis, ecc.), gravitanti attorno alla figura pionieristica di Francesco Randone e a quella versatile di Duilio Cambellotti. Nuovo, per la mostra di Ascona, è qui lo studio su Francesco Randone a firma di Giovanna Caterina de Feo. Nello scoprire il fare di quest'autore teosofo se ne coglie lo sforzo di avvicinare la natura alla purezza primordiale, per esempio nella forma"tartaruga del 1905, uno dei suoi famosi buccheri, analogia sorprendente con i presupposti dell'insegnamento di Rudolf von Laban.
Rolando Bellini
Mara Folini
LE SEZIONI DELLA MOSTRA
Cambellotti / Randone
Duilio Cambellotti
In quel naufragio non vedo ora galleggiare che Cambellotti
e"¦ forse forse"¦ Balla!
Umberto Boccioni, 1908
Di umili origini, Cambellotti è uno dei più poliedrici e impegnati tra gli artisti italiani della sua generazione. Il suo stile fortemente simbolista è indissolubilmente legato ai temi dell'impegno sociale. Disegna manifesti perché la riproducibilità può rappresentare "l'arte per tutti", fa ceramica prendendo a modello forme popolari tradizionali poiché queste sono essenziali, democratiche e antiaccademiche. Si dedica all'insegnamento per perpetuare i saperi artigianali, per aiutare i poveri, i reduci, i figli dei contadini dell'Agro Romano. Il socialismo umanitario, dunque, trova in lui un interprete forte e deciso. La sua visione della natura affonda nel culto dei riti agricoli arcaici, nell'osservazione degli animali, idealmente rappresentati in libertà o in condizione primordiale così come la natura, anche nella rimembranza e nell'evocazione di civiltà preclassiche e barbariche. Senza far distinzioni di classe tra arti maggiori e arti minori, è scultore e al contempo grafico, illustratore, scenografo, ceramista, disegnatore di vetrate, di arazzi, di mobili.
Alla ceramica si avvicina nel 1908, limitandosi inizialmente a dipingere su forme popolari cotte nelle fornaci romane, ma già nel 1911, alla Mostra dell'Agro Romano organizzata dal Comitato delle Scuole per i Contadini, per raccogliere fondi, espone e vende ceramiche ideate e realizzate da lui e dai suoi allievi Roberto Rosati e Virgilio Retrosi. Nel 1917 crea, all'Istituto di S. Michele a Ripa, la Scuola Comunale di ceramica di cui per dieci anni sarà direttore; forma quella generazione di artisti" artigiani, decoratori, modellatori, fornaciai - che diventeranno i protagonisti della fortunata storica vicenda della "ceramica romana". Qualche anno dopo sperimenta nuovi impasti per realizzare buccheri, le ceramiche nere degli etruschi, seguendo l'esempio di Francesco Randone che a questo materiale arcaico si era dedicato fin dagli inizi del secolo.
Francesco Randone
Il pittore Francesco Randone si trasferisce a Roma nel 1882 e si installa all'interno delle Mura Aureliane, nel tratto che affaccia da un lato su via Campania e dall'altro su Villa Borghese. Apre uno studio e una scuola d'arte dove bambini di ogni classe sociale, fianco a fianco, imparano a modellare ceramiche. Nella Scuola delle Mura, che è anche sede di conferenze e luogo d'incontro di artisti e personalità della cultura, Randone fin dagli anni ottanta dell'800 si dedica alla ceramica, costruisce un forno dove cuoce anche lavori dei suoi giovani allievi. Le sue opere sono spesso realizzate in bucchero, l'impasto etrusco la cui antica tecnica di esecuzione era ormai dispersa e che, dopo lunghe e faticose ricerche, egli ritrova intorno al 1902. Artista dalla personalità originale, intrisa di socialismo umanitario, misticismo, spiritismo, Randone elabora un suo metodo educativo per il quale l'attività manuale del fare ceramica è esercizio spirituale. I suoi primi lavori sono ritratti su piatto o vedute che documentano il graduale avvicinamento a tematiche proprie del simbolismo; simbolismo che si accentua in piccole sculture come "Signora del lago" dal chiaro significato mistico, le cui forme sembrano diventare più sfuggenti e indeterminate. Nel 1911, per la Mostra del Cinquantenario dell'Unità d'Italia, Randone presenta a Castel Sant'Angelo il plastico in terracotta della cinta muraria della città di Roma; nel 1923 fonda la rivista "Cronache di arte educatrice", con il contributo di molti intellettuali dell'epoca. Partecipa in seguito a numerose esposizioni, l'ultima è quella Internazionale di Barcellona del 1929, dove viene premiato con medaglia d'oro. Le figlie affiancano l'attività paterna, realizzano ceramiche ispirate al mondo animale; collaborano ad animare il cenacolo di amici e conoscenti, radunati intorno al focolare della fornace. La Scuola delle Mura è ancora oggi aperta e funzionante, gestita dagli eredi.
Art nouveau
L'Art nouveau " per dirla in estrema sintesi " è lo stile moderno internazionale che prorompe in Europa negli anni a cavallo tra "˜800 e "˜900. In Italia prende il nome di Liberty: Galileo Chini a Firenze e Domenico Baccarini a Faenza ne interpretano con successo i moduli. A Roma, città conservatrice, l'Art nouveau trova, a conti fatti, pochi adepti, tuttavia varrebbe la pena approfondirne la conoscenza. Distinguendosi a figure emblematiche di tale linguaggio artistico, Torquato Castellani e Francesco Randone rinnovano il repertorio decorativo delle loro ceramiche adeguandolo a quel gusto per il floreale e per la linea sinuosa, tipico del nuovo stile. Adolfo De Carolis ne offre un'interpretazione ispirata allo stile dei fratelli Della Robbia e al preraffaellismo. Umberto Bottazzi, pittore e architetto, rivela, nei pochi manufatti ceramici da lui decorati, tutta la sua sapienza di illustratore colto e aggiornato. Olga Modigliani, in quegli anni per lei di esordio, adotta motivi decorativi vari, rinascimentali, islamici, ma anche liberty.
Arcadia, Natura e Mito
I temi pastorali costituiscono una dominante della decorazione pittorica della ceramica romana dei primi anni venti del Novecento, ma hanno antecedenti illustri. Arnold Böcklin, durante il suo soggiorno romano (1853"1857), riscopre il fascino di una classicità mitica: i suoi arcaici paesaggi sono popolati da ninfe, satiri, fauni, tritoni e centauri. Tra simbolismo fiabesco e primitivismo arcadico si muove la pittura dei francesi Pierre Puvis de Chavannes e Odilon Redon, cui gli artisti romani fanno riferimento influenzati anche dall'irruente modernità dei "fauves", dal loro acceso cromatismo e dalla rivalutazione di una figura femminile più libera e vitale che si muove in una natura vista come un arcaico bosco istintuale. Un avvenimento, capace di portare altri alimenti al mondo dell'arte, è dato dalle rappresentazioni al Teatro dell'Opera di Roma dei Balletti russi di Diaghilev, nel 1917. Quel che rende il fenomeno "ceramica romana" tanto interessante è il riflesso di questo storico scenario, è la partecipazione, seppure occasionale e temporanea, di un numero elevato di artisti maggiori e minori a questa avventura. Seguendo l'esempio di Duilio Cambellotti si dedicano alla ceramica Giovanni Prini, Roberto Rosati, Giulio Rufa, Vittorio Grassi, Umberto Bottazzi. L'arte ceramica diventa di moda quando, subito dopo la prima guerra mondiale, come per incanto nascono a Roma nuove fornaci e nuove manifatture, si aprono scuole e corsi di ceramica che chiamano in causa gli ideali pedagogici e sociali che, percorrendo l'intera Europa, trovano anche qui, in ambito romano, un terreno fertile cui attecchire. Le fornaci più frequentate sono quella dei Randone, il Laboratorio Nuova Ceramica e la Fiamma create da Ferruccio Palazzi. L'antica fabbrica Borzelli lancia una sezione artistica moderna, la Palatino Ars. Più o meno contemporaneamente nascono la Keramos del ceramista Renato Bassanelli, La Salamandra di Davide Fabbri, la Squarciarelli dei Fratelli Tidei di Grottaferrata e le manifatture minori Lena e Lanni. Lo scultore Alfredo Biagini cuoce sotto l'egida del Sindacato Industrie Artistiche Italiane fondato da Agostino Colonnelli. L'episodio "ceramica romana" si può considerare, inoltre, un primo esempio di "industrial design" in Italia, in quanto gli artisti disegnano modelli che vengono replicati più volte e immessi nel mercato nazionale e internazionale. Il fatto sorprendente è che, al di là dell'impronta personale di ciascun artista, della ricchezza degli influssi e degli orientamenti stilistici di ognuno, le ceramiche romane, accomunate dai temi decorativi e dalla gamma dei colori impiegati, soprattutto dal colore della terra di base, si distinguono e si identificano attraverso uno stile unitario e per noi, oggi, inconfondibile.
Animalismo tra paleostoria e modernità
Dalle grotte di Altamira in poi, per meglio dire dalla riscoperta e rivalutazione dell'arte paleostorica, il mondo animale è protagonista dell'immaginario figurativo umano. Sul finire del XIX secolo con il gusto dilagante dell'esotismo irrompe sulla scena artistica, sia pure a vario titolo e secondo le più diverse declinazioni, la fauna dell'Oriente e dei paesi tropicali. Rudyard Kipling per i suoi libri della giungla viene premiato con il Nobel nel 1907. In Italia i romanzi "malesi" di Salgari vanno a ruba. Roma, per ultima rispetto alle altre capitali europee, inaugura nel 1911 il suo giardino zoologico che subito diventa luogo di pellegrinaggio degli artisti desiderosi di osservare "dal vero" " come impone la cultura modernista " gli animali venuti da lontano. Tra i primi frequentatori Duilio Cambellotti, allora alle prese con le illustrazioni del volume "Le mille e una notte". Egli fissa sulla carta, in rapidi schizzi, immagini che, rielaborate, si troveranno in disegni, sculture, arazzi, ceramiche, venendo così a integrare il suo già ricco campionario di animali, il mondo arcaico della campagna romana. Nel 1911, all'Esposizione per il Cinquantenario dell'Unità d'Italia, il giovane Rembrandt Bugatti espone, nel grande salone della Galleria Nazionale d'Arte Moderna, due sculture di giaguari e una tigre in bronzo. Alfredo Biagini, nelle successive mostre della Secessione romana, rivela un singolare talento di cultore animalier creando, tra l'altro, ceramiche di rara eleganza e convincente plasticità. Roberto Rosati, altro grande protagonista delle vicende della ceramica romana, porta un ulteriore contributo al tema. Le forme degli animali vengono abbinate a decorazioni cromatiche che ne contraddicono spregiudicatamente il naturalismo attraverso marmorizzazioni e colature; procedimento che, con uno scarto semantico, rende questi oggetti d'una loro peculiare modernità e, corrispondendo a istanze sempre più diffuse a livello europeo, alla moda.
Museo Comunale d'Arte Moderna, Ascona
Comunicato stampa
Grazie alla feconda collaborazione tra il Dicastero cultura del Comune di Ascona e l'Assessorato alle Politiche Culturali - Sovraintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma, la mostra "Fuoco ad Arte! Artisti e fornaci. La felice stagione della ceramica a Roma e nel Lazio tra simbolismo, teosofia e altro (1880-1930)" nasce da un approfondimento mirato della mostra "Artisti e fornaci. La felice stagione della ceramica a Roma e nel Lazio (1880-1930)" che " a cura di Irene de Guttry, Maria Paola Maino e Claudio Carocci " è stata allestita nell'estate del 2003 presso il Museo di Roma in Trastevere, promossa dal Comune di Roma, dagli Archivi delle Arti Applicate Italiane del XX secolo e dall'Associazione Arte e Tradizioni di Grottaferrata.
In occasione della mostra di Ascona, Giovanna Caterina de Feo ha firmato un nuovo studio sulla figura eccentrica e pionieristica del ceramista per vocazione Francesco Randone. Mistico, teosofo, coinvolto in aspirazioni umanitarie tolstojane, Randone ha più di un'affinità con i protagonisti che hanno animato e fatto la storia di Monte Verità di Ascona.
La mostra presenta, nelle sale del Museo comunale d'arte moderna, più di 100 opere, tra ceramiche e disegni degli artisti: Duilio Cambellotti (1876-1960), Francesco Randone (1864-1935), Marie Louise Fontaine (1862-1945), Honoria Randone (1892-1968), Horitia Randone (1894-1984), Renato Bassanelli (1896-1973), Alfredo Biagini (1886-1952), Umberto Bottazzi (1865-1932), Torquato Castellani (1843-1931), Lorenzo Cozza (1877-1965), V. Cavalieri (sconosciuto), Adolfo De Carolis (1874-1928), Vittorio Grassi (1878-1958), Domenico Mastroianni (1876-1962), Olga Modigliani (1873-1968), Achille Luciano Mauzan (1883-1952), Ferruccio Palazzi (1886-1972), Giovanni Prini (1877-1958), Roberto Rosati (1890-1949), Giulio Rufa (1903-1970), Eolo Tidei (1894-1982), Augusto Tidei (1900-1987), Pietro Hamed Venanzi (1896-1943).
Inoltre sono presentate anche diverse opere ceramiche delle seguenti manifatture: Falisca Ars (1909-1936) di Civita Castellana, Lanni di Roma, La Salamandra di Roma (1921) e, poi, Perugia (1923), Lena di Roma, il Laboratorio Nuova Ceramica Roma (LNCR), la Palatino Ars di Roma e la SIPLA (Società Italiana per l'arredamento artistico della casa) di Roma.
La mostra "Fuoco ad Arte! Artisti e fornaci. La felice stagione della ceramica a Roma e nel Lazio tra simbolismo, teosofia e altro (1880-1930)" costituisce per il Museo Comunale d'Arte Moderna di Ascona l'occasione per rinnovare l'attenzione del pubblico su un periodo affascinante della storia dell'arte italiana, accentrato attorno al fenomeno "ceramica romana". Grazie a studi recenti, si è rivelato un inaspettato fermento creativo di artisti e piccole industrie fornaciaie, attivi a Roma e nel Lazio, all'avanguardia nel corso del dibattito artistico internazionale, connesso al revival storicistico e al movimento delle Arts & Crafts. Si teorizzava il recupero artistico degli stilemi nazionali, l'abbattimento delle barriere che separano le arti minori da quelle maggiori e la necessità di conferire anche al più umile aspetto della vita quotidiana una dignità estetica, nella convinzione, consolidata dalle teorie politico-sociali da John Ruskin a William Morris, che la rivalutazione dell'arte e dell'artigianato potesse avere, oltre a una funzione rigenerante, un alto valore educativo, ritenuto determinante nello sforzo di elevazione delle masse.
Presentare le ceramiche d'autore prodotte dai piccoli forni degli artisti attivi in una Roma secessionista, tutt'oggi scarsamente studiata, ricca di relazioni ed echi europei, può offrire un contributo alla stessa storia dell'arte romana, consentendo pure, tramite la figura eccentrica e pionieristica di Francesco Randone, artista ceramista romano vicino ai circoli teosofici, un approfondimento della storia di Ascona e Monte Verità, località sulla Collina della Monescia in cui un gruppo di giovani riformatori della vita, crearono sul finire del 1900, la cooperativa "vegetaliana" Monte Verità. Fondata da Ida Hofmann, Henri Oedenkoven, Karl e Arthur Gräser, ispirata all'inizio ad un comunismo paleo-cristiano, poi di tendenza individualistica, la cooperativa diventò infine casa di cura e sanatorio fino al 1920, per dar seguito ad altre vocazioni ed altri destini nel corso di tutto il Novecento, in costante riferimento ai numerosi movimenti sociali ed artistici europei.
Arte artigianale significa anche la valorizzazione di un mondo arcaico, contadino, che esplicitamente si allontana da quello industriale e recupera gli ideali che da Rousseau a Tolstoj, attraverso Owen, Fourier, Proudhon e Steiner alimentano pure Monte Verità. Nel superamento della distinzione tra arti maggiori e minori, inoltre, si configura il concetto di "arte totale" di ascendenza romantica-wagneriana, simbolicamente rappresentata dalla linea sintetica, dinamica e strutturante dell'art nouveau " che giunge fino alla "Gesamtkunstwerk" (sintesi delle arti) del Bauhaus, oltre l'art decò " e che viene già prima sperimentata, intorno al 1915, nella Scuola d'arte di Monte Verità di Rudolf von Laban.
Il percorso espositivo è diviso in quattro sezioni: " Duilio Cambellotti (1876-1960) e Francesco Randone (1864-1935) " Art nouveau " Arcadia, Natura e Mito " Animalismo tra paleostoria e modernità. Per l'occasione il Museo Comunale d'Arte Moderna di Ascona ha realizzato un catalogo della mostra bilingue (italiano e tedesco), con i saggi di Maria Paola Maino e Irene de Guttry (curatrici mostra), Rolando Bellini e Mara Folini (curatori catalogo), Giovanna Caterina de Feo (storica dell'arte, che per l'occasione ha svolto studi d'archivio sulla figura di Francesco Randone relazionandola ai protagonisti della storia culturale di Monte Verità). Il catalogo pubblica le riproduzioni delle opere esposte, per l'occasione, solo nella mostra di Ascona. Al Museo sarà inoltre possibile acquistare il catalogo della mostra romana "Artisti e fornaci. La felice stagione della ceramica a Roma e nel Lazio (1880-1930)", edito a Roma da De Luca.
Civita Castellana 1896 - Roma 1973
Si dedica alla ceramica per tutta la vita; nel 1918, dopo aver frequentato la Regia Scuola Professionale per la ceramica di Civita Castellana, si trasferisce a Roma. Nel 1919, dopo aver ricevuto dal Ministro della pubblica istruzione alcuni locali per impartire lezioni di ceramica all'Istituto di Belle Arti, costruisce una fornace e fonda il laboratorio dove inizia la produzione di ceramiche d'arte "Keramos". Con straordinario gusto per il colore espressionista, soprattutto il blu e il giallo accostati al viola, al rosso e al verde, spazia tra riproduzioni veriste di paesaggi agresti e visioni fantastiche di uccelli, ninfe, fauni tra rami e verzure. Per il vasellame adotta la cosiddetta decorazione a stoffa, di gusto art déco, fiori recisi stilizzati e coloratissimi che si affollano su un fondo nettamente contrastante. Sul fine degli anni Venti la sua produzione ceramica si ispira alle decorazioni etrusche, nei colori terra naturale, ocra e nero. Nel 1923, a villa Borghese, viene premiato alla Prima mostra romana dell'industria e dell'agricoltura e arte applicata; l'anno dopo, a Bruxelles, all'Esposizione internazionale di igiene e conforto. Dagli anni Trenta in poi è assai attivo nell'organizzazione dell'ENAPI (Ente Nazionale Artigianato Piccole Industrie), le sue ceramiche si esportano anche all'estero, in Egitto nel nord e sud America. In questi anni la sua produzione ceramica si differenzia nettamente da quella precedente. I vasi sono aperti, mossi, molto leggeri, di spessore sottile e privi di decoro. Nel dopoguerra assume la direzione artistica dell'Industria Ceramica Umbra di Città di Castello e, dal 1949 al 1951 a Viterbo, quella della fabbrica Ceramiche Bassanello del marchese Misciatelli. Nel 1951 apre un laboratorio a Roma e continua a lavorare fino al 1970.
Roma 1886 - 1952
Intraprende gli studi di architettura e di scultura che prosegue dal 1909 a Parigi, dove frequenta anche corsi di anatomia. Nel 1912, a Roma, vince il secondo concorso per il Pensionato artistico nazionale di decorazione. Partecipa alle esposizioni della Secessione romana: nel 1915 con Fanciulla dormiente e la versione in gesso di Serval e, nel 1916, con L'amadriade, scultura in marmo venato di sapore cubista. Alla Prima Biennale romana del 1921 presenta una serie di maioliche a gran fuoco e una vetrina con nove figure di animali. Le sue ceramiche non sono firmate, alcune portano la segnatura SIPLA, più spesso il marchio SIAI accompagnato dalla dicitura "Pezzo Unico". A Faenza realizza numerose ceramiche caratterizzate da smaglianti fondi bianchi o neri totali. Organizza nel 1930 la Prima mostra nazionale dell'animale nell'arte, al Giardino zoologico di Roma, esponendo otto sculture. Negli anni successivi prosegue intensa la sua attività di scultore e di decoratore (esegue stucchi, mosaici, statue in bronzo, in rame e in argento) abbandonando l'arte ceramica. Nell'ambito della decorazione applicata all'architettura importante è la sua collaborazione con Marcello Piacentini.
Roma 1865 - 1932
Artista versatile e isolato, Bottazzi è stato pittore, architetto,
decoratore. La mostra postuma del 1932 a Palazzo Doria ha costituito
l'unica occasione in cui furono presentate insieme le opere di pittura e
d'arte applicata dell'artista, che in vita espose raramente presentando
soprattutto disegni e vetrate. La natura e l'arte popolare influenzano
in modo incisivo gran parte della sua produzione romana. Tra i
rappresentanti del modernismo in area romana Bottazzi, come Duilio
Cambellotti e Vittorio Grassi, ebbe piena consapevolezza del nuovo ruolo
dell'artista nella società moderna. Contro il progresso di una società
sempre più industrializzata, recupera la natura di un mondo
incontaminato e l'arte ceramica popolare, che realizza nella piena
fusione tra forma e decorazione. Delle realizzazioni di Bottazzi in
quest'ambito, sono noti soltanto il più volte pubblicato Piatto con
pesci, del 1906, conservato presso l'Archivio Cambellotti e alcuni vasi
di produzione Ginori. Accanto ai vasi di terraglia ocra, provenienti
dalle fornaci di Civitacastellana, decorati nei colori azzurri e gialli,
con semplici motivi animali e vegetali, alcuni piatti ci rivelano un
Bottazzi più raffinato e personalissimo interprete del gusto Art
nouveau. L'adesione ai dettami del modernismo trova espressione nella
sua collaborazione, tra il 1908 e il 1910, alla rivista "La Casa" e
nella e realizzazione dell'omonimo villino. Oltre a progettarne
l'architettura, l'artista firma, insieme a Vittorio Grassi, l'intero
apparato decorativo. Recuperando la tradizione medievale comacina, nella
muratura di edifici da lui progettati, suggerisce l'inserimento di
piatti e formelle, rinnovati nella forma e nei decori.
Roma 1876 - 1960
La passione per l'arte ceramica di Cambellotti viene coltivata
inizialmente con una ricca collezione messa insieme durante i
sopralluoghi a piedi nella campagna romana e nei mercati di paese; non
era solo un insieme di forme arcaiche forgiate nei secoli dall'uso ma
era una vera dichiarazione "politica": la cultura del popolo, dei poveri
era considerata il veicolo verso il moderno, inteso anche come
negazione della cultura di classe accademica o eclettica. Tra il 1898 e
il 1903 realizza in bronzo e in gesso animali, rappresentati
naturalisticamente, organizzati plasticamente intorno a ciotole e vasi:
anni dopo tradotti in ceramica, attraverso coloriture
antinaturalistiche, si adatteranno magicamente alla moda "anni Venti".
Il momento successivo è l'uso di vasellame popolare come base di
decorazione. Le ciotole, i boccali e i vasi fatti sul tornio a mano dai
poveri vasai di paese diventano, per Cambellotti, un pretesto per
studiare le decorazioni per tondi incavi o reinventare la classica
brocca, come è testimoniato da disegni del 1910 circa. L'amore e la
riscoperta delle tradizioni popolari, l'aura mitica che circonda il
millenario lavoro dell'uomo e i suoi strumenti si fondono in una
valorizzazione morale della dignità degli attori di questa arcaica
scena, con un rinnovamento modernista grafico e pittorico. Insieme al
pedagogo Alessandro Marcucci si impegna nelle scuole per
l'alfabetizzazione dei contadini, convinto che l'insegnamento del lavoro
ceramico sia formativo per lo sviluppo armonico della personalità del
fanciullo. Maria Montessori lo inserisce nelle sue "Case dei Bambini" e
Francesco Randone lo pratica gratuitamente nella Scuola d'arte
educatrice delle Mura Aureliane. Nelle mattonelle del villino Vitale a
Roma, esegue alcuni temi destinati a diventare classici della sua
produzione artistica: le rondini e il loro volo, le capanne dei
contadini e lo zodiaco. Durante la prima Guerra Mondiale, l'artista
insegna anche a reduci e mutilati e, nel 1917, presso l'Ospizio di San
Michele a Ripa, fonda la Scuola comunale di ceramica (per orfani e
poveri) ed è nominato direttore artistico del laboratorio annesso.
L'artista è l'organizzatore della Sezione Lazio della Prima Mostra
Internazionale di Arte Decorativa inaugurata a Monza nel 1923 e anche
della seconda edizione del 1925. Il 1927 è l'ultimo anno del suo
insegnamento. Cambellotti ha adoperato tanti materiali per esprimere le
sue idee estetiche, morali, pedagogiche, illustrative e politiche; la
sua esuberanza espressiva non ha mai fatto distinzione tra materiali
nobili e non, tra ricamo e marmo, tra manifesti e affreschi. Rimane
sempre la centralità del suo essere scultore, la quale prende le forme e
i materiali che sono più idonei al progetto. L'ultima opera in
terracotta maiolicata dell'inizio degli anni Cinquanta, è una chimera
gigantesca che decora la facciata principale del Palazzo Grande di
Livorno. L'alto rilievo di dimensioni fuori del comune, otto metri di
larghezza, rappresenta quasi un ruggito finale dell'ormai anziano ma
indomito maestro.
Roma 1843 - Roma 1931
Figlio di Alessandro Castellani nel 1860 segue il padre, celebre orafo,
in Francia e a Parigi. A Parigi, Alessandro apre una succursale della
ditta paterna (di Fortunato Pio Castellani) ai Champs Elysées, dove
alterna l'attività di orafo e antiquario a quella di consulente per i
nascenti musei americani ed europei. Sia a Parigi che a Londra,
Alessandro Castellani partecipa in qualità di espositore nelle varie
mostre che si vanno organizzando; i suoi "gioielli archeologici",
ispirati all'oreficeria romana, suscitano l'interesse di molti artisti
preraffaelliti come Burne"Jones. Intorno al 1862 a Napoli, dove il padre
fonda una scuola di oreficeria e un laboratorio di ceramica, Torquato
inizia le sue prime esperienze, affiancato dall'amico Felice Barnabei,
archeologo ed epigrafista. Nel laboratorio si eseguono di preferenza
riproduzioni e copie in stile delle antiche maioliche italiane del "˜400 e
del "˜500. Alcuni di questi saggi figureranno all'Esposizione di Londra
del 1870. Nel 1870 Torquato si trasferisce a Roma e sceglie di cuocere
le sue maioliche nelle fornaci in Trastevere di Ferdinando Giovannucci e
Ignazio Lefevre ed entra in rapporto d'amicizia con il pittore e
ceramista Adriano Ferraresi. In questi anni compie diversi viaggi di
studio: a Pesaro, a Faenza e quindi a Venezia. Nel 1873 partecipa con
successo all'Esposizione Universale di Vienna, dove si guadagna una
medaglia di bronzo per le sue maioliche in stile del Rinascimento
italiano. All'Esposizione Universale di Parigi del 1878, con ceramiche
ispirate agli stili bizantino, medievale, ispano"moresco e Iznik,
suscita l'entusiasmo di Adrien Dubouché, direttore del Museo della
Ceramica di Limoges. Sul finire degli anni '70 l'artista utilizza di
preferenza la terraglia, una argilla molto più fine dell'ordinaria e
simile per bianchezza alla porcellana. L'intensa attività espositiva gli
procura premi e riconoscimenti: nel 1884 è presente a Torino
all'Esposizione Nazionale Italiana, nel 1889 all'esposizione romana di
Arte Ceramica e Vetraria, nel 1898 alla Esposizione di Torino e, nel
1900, a quella di Parigi. Già influenzato dalle teorie sul design,
divulgate dall'architetto inglese Owen Jones, tra la fine degli anni
Ottanta dell'800 e per tutto il ventennio successivo, nelle sue opere si
manifesta ancor più l'influenza e il fascino delle ceramiche orientali e
di quella contemporanea dell'inglese William de Morgan. Nel 1902
partecipa, con la figlia Olga, alla Prima Esposizione d'Arte Decorativa
Moderna di Torino e riceve la stroncatura da parte della critica, estesa
peraltro alla produzione eclettica di altre fabbriche (Molaroni,
Salvini, Mazzarella e moltissime altre). Poco si conosce degli ultimi
anni d'attività. E' ipotizzabile un lungo periodo di inattività o un
prolungato soggiorno di lavoro all'estero.
Non si hanno notizie di questo ceramista di cui di recente sono apparsi
sul mercato antiquario vari pezzi. Artista originale sia per le forme
(vasi con manici appuntiti con doppie asole o vasi che sono anche
alzate) che per la decorazione (con incorniciature solo al collo e alla
la base dei vasi e alla tesa dei piatti), di consueti girali, ondine,
puntinature. I soggetti: putti e figure femminili stilizzati, racchiusi
entro un netto e sottile profilo nero, rivelano sapienza pittorica. I
colori, stesi à plat, verde, celeste, giallo, si stagliano sul fondo
senape dell'argilla. La firma V. Cavalieri e Roma è sempre diversa, a
volte è scritta in stampatello, a volte in corsivo e con caratteri vari.
L'Orso blu, in piedi che bramisce, è tema insolito, Cavalieri lo dedica
al poeta Trilussa attestando, probabilmente, la sua appartenenza
all'ambiente artistico romano.
Orvieto 1877 - Roma 1965
Figlio di Adolfo (1848 " 1910), scultore ed eclettico uomo di cultura,
alla fine dell'Ottocento si trasferisce a Roma dove frequenta
l'Accademia di Belle Arti e dal 1903 al 1904 la scuola libera di nudo,
annessa all'Accademia. Dopo onorificenze per la realizzazione scultoria
di targhe commemorative, nel 1919 sposa la figlia di Francesco Randone,
Yris, attenta pittrice e raffinata ceramista, e inizia l'insegnamento
dell'intaglio in marmo nella Scuola serale di Arti Ornamentali di Roma
(dove insegna anche Duilio Cambellotti) e dirige una fornace che è
inserita nella rete produttiva e distributiva del Sindacato Industrie
Artistiche Italiane, fondato da Agostino Colonnelli. Il suo stile,
contrassegnato dallo studio dei vasi etruschi, si caratterizza nei forti
contorni neri delle figure, nella predilezione per il colore verde e i
gialli, per i soggetti di uccelli e animali in genere. Figura di
eclettico sognatore, poco incline per il lato pratico, cozza per i suoi
studi, i suoi legami con la famiglia Randone e il milieu artistico
romano, potrebbe essere stato più influente, sul breve episodio dello
stile "ceramica romana", di quanto non appaia allo stato degli studi.
Montefiore 1874 - Roma 1928
Pittore e xilografo, il suo nome è indissolubilmente legato a quello di
D'Annunzio con il quale collabora come illustratore e scenografo. La sua
attività artistica è varia ed abbraccia i campi più diversi; mentre si
dedica a grandi cicli pittorici, sperimenta ogni forma di arte
decorativa, disegna mobili, tessuti, vetrate, gioielli, mosaici e, a più
riprese, ceramiche. Nel 1895, dopo aver terminato gli studi presso il
Museo Artistico Industriale di Roma, grazie all'architetto e archeologo
Giacomo Boni (frequentatore di Ruskin, Morris, Crane e Webb), viene
introdotto ai principi teorici del modernismo e gli affida l'incarico di
disegnare e di seguirne l'esecuzione, presso la Richard Ginori di
Firenze, del rivestimento in maiolica della loggia della villa del
Barone Blanc. A Firenze De Carolis apprende ogni segreto dell'arte
ceramica, guarda ai Della Robbia e conosce il ceramista inglese William
Morgan. I motivi decorativi delle sue maioliche di villa Blanc mediano
tra liberty e neorinascimento. Nel 1898 espone agli Amatori e Cultori la
prima versione del suo celeberrimo dipinto Le castaldi. Nel 1902, alla
Prima esposizione internazionale di arte decorativa di Torino, espone
mobili pirografati e alcuni vasi in maiolica disegnati per la ditta
Cantagalli di Firenze e, fino al 1903, collabora con la Società Ceramica
Artistica Fiorentina di Vittorio Giunti. Poi, per vent'anni, il suo
rapporto con la ceramica si interrompe. Riprende nel 1923 quando assume
la direzione artistica della ditta Matricardi di Ascoli Piceno, per la
quale crea le decorazioni di alcuni servizi da thé, da caffè, di piatti,
vasi e mattonelle.
Annecy de Savoie 1862 - Roma 1945
Compagna di vita di Francesco Randone, madre dei loro sette figli, è
nominata più che altro nei diari di cottura, in qualità di fornaciaia,
soprattutto in occasione delle prime cotture della grande fornace, fatta
edificare nel 1895. Nei Memoriali delle Mura, nel 1901, è invece
ricordata in qualità di esecutrice di ceramiche per un piatto, di cui si
possiede il foglio preparatorio di mano del Pater (nome con cui si
firma Randone dal 1888), e di un Bucchero a culla abbozzato tra le
pagine riferibili al 1910.
Roma 1878 - 1958
Pittore, incisore, illustratore, scenografo e costumista è uno degli
artisti del gruppo "XXV della campagna romana", con il quale espone fino
1942. Partecipa dal 1903 al 1922 a tutte le edizioni dell'esposizione
degli Amatori e Cultori. Amico di Cambellotti, con lui dà vita a una
serie di iniziative tese alla valorizzazione delle arti applicate in
un'ottica modernista (disegna mobili, vetrate, manifesti, marchi
pubblicitari, francobolli). Il suo rapporto con la ceramica è del tutto
occasionale. Quando insieme a Umberto Bottazzi progetta ed arreda il
villino "La Casa", vincitore del concorso di Architettura bandito
nell'ambito delle manifestazioni del 1911, celebrative del
cinquantenario dell'Unità d'Italia, riveste le pareti di alcuni ambienti
del villino con pannelli composti da mattonelle da lui decorate. Su
ordinazione della Richard Ginori modella e decora alcuni vasi che nel
1912 vengono esposti alla Biennale di Venezia.
Gap 1883 - 1952
Mauzan è noto come cartellonista e illustratore. Autore di famosi
manifesti e disegnatore di numerosissime cartoline pubblicati in Italia,
in Francia e in Argentina, per un breve periodo di tempo, tra il 1917 e
il 1922, durante il suo soggiorno romano, si dedica alla ceramica,
forse convinto da Ferruccio Palazzi. Le opere sono firmate L Mauzan e
recano la segnatura del "Laboratorio Nuova Ceramica Roma"; si tratta di
servizi da thé e da caffè con forme ironiche e fantasiose, geometriche o
panciute, con volute che formano manici e coperchi, decorati con
disegni astratti coloratissimi e di piccole figurine plastiche e animali
modellati a tutto tondo. Nel 1922 si trasferisce a Milano. Non risulta
che abbia più creato ceramiche.
Arpino 1876 - Roma 1962
Si dedica alla scultura giovanissimo, lavora per alcuni anni a Parigi
dove crea bozzetti in creta di serie di personaggi protagonisti della
storia e della letteratura. A Roma apre uno studio e pur lavorando
prevalentemente il bronzo o il marmo, modella alcune opere in ceramica,
animali e damine settecentesche, adeguandosi alla moda del tempo.
Roma 1873 - 1968
E' l'unica donna artista della sua generazione a partecipare da
comprimaria alle più importanti mostre nazionali e internazionali. Si
dedica inizialmente alla pittura ma già negli anni a cavallo del secolo
abbandona le tele per dedicarsi all'arte ceramica. Ottiene la medaglia
d'oro partecipando nel 1904 all'Esposizione internazionale di St. Louis
(Missouri). A Milano nel 1906, all'Esposizione del Sempione, con
maioliche a gran fuoco, piatti e tavolette decorati, viene premiata con
medaglia d'argento. Nello stesso anno e in quello successivo espone a
Roma agli Amatori e Cultori e manifesta un'esplicita adesione agli
stilemi dell'Art nouveau. Guarda a Mucha e a Galileo Chini e studia al
contempo i modelli antichi, della classicità greco"romana e del
Rinascimento. E' attratta dall'infinita varietà di composizioni
decorative della maiolica orientale e islamica e di quest'ultima adotta
anche i colori quali il blu, il turchese e il verde posti a contrasto
con il bianco. Non modella le proprie ceramiche, istruisce il vasaio a
realizzare le forme da lei ideate, o utilizza il biscotto di piatti e
formelle in commercio. Nel 1911, all'Esposizione di Valle Giulia a Roma,
nella sezione delle Industrie femminili, presenta una cinquantina di
opere (ciotole, piatti, formelle, tazzine), in cui sfoggia tutto il suo
repertorio decorativo, e i primi vasi decorati con animali, dipinti con
la cura di un miniaturista a pennellate sottili, tra fogliami e
arabeschi. Ormai famosa, partecipa alle Biennali di Venezia del 1912 e
del 1914, e alla mostra del Lyceum di Firenze del 1912. E' a Roma agli
Amatori e Cultori nel 1914, nel 1915, nel 1916 e nel 1917. Partecipa nel
1921 alla Prima Biennale romana e nel 1923 alla Prima Esposizione
Internazionale delle Arti Decorative di Monza. Nel 1928 espone di nuovo a
Roma agli Amatori e Cultori e l'anno dopo, sempre a Roma, alla Mostra
Marinara d'Arte. L'ultima mostra cui partecipa è la IV Esposizione di
Monza del 1930.
Arcevia 1886 - Osimo 1972
Vivace e intraprendente imprenditore, appassionato ceramista, esperto
conoscitore di tecniche di miscelatura e di cottura, contribuisce in
modo determinante alla promozione dell'arte ceramica a Roma nel corso
degli anni Venti. Marchigiano, dopo gli studi all'Accademia di Belle
Arti di Perugia e al Regio Istituto di Belle arti di Urbino, verso la
metà degli anni Dieci, fa la sua comparsa a Roma avendo ottenuto un
incarico come disegnatore presso la Direzione Generale per la Sanità
Pubblica. Presto noto nell'ambiente artistico, Palazzi apre uno studio
di architettura e arredamento d'interni, e uno spazio espositivo che
inaugura con l'Esposizione Collettiva di Ceramica Artistica, cui
partecipano, tra gli altri, Duilio Cambellotti, Achille Luciano Mauzan e
Roberto Rosati. In questa sede, che a partire dal 1923, prende il nome
di "Casa d'Arte Palazzi", fonda il gazzettino "Il Folclore" e allestisce
una mostra permanente di ceramica artistica, promuove mostre di
pittura, scultura, arti applicate e varie manifestazioni culturali, come
concerti e letture di poesie. Sempre nel 1923, vince la medaglia
d'argento alla Prima mostra romana dell'agricoltura, dell'industria e
delle arti applicate, con ceramiche "in stile antico" e prende parte
alla Prima Biennale d'Arte Decorativa di Monza. Nel 1925 rileva la
fornace del Pio Sodalizio dei Piceni " per i quali, in gioventù, aveva
partecipato al concorso per la realizzazione di alcune suppellettili
liturgiche per la Chiesa di San Salvatore in Lauro " e fonda la
"Fiamma", studio d'arte ceramica diretto da Roberto Rosati. Nel 1926
costituisce la "Società anonima ceramiche Palazzi" per la valorizzazione
dell'arte ceramica e la fondazione di una scuola rivolta a
professionisti e dilettanti, dove insegnano Rufa, Rosati e lo stesso
Palazzi. Prosegue la produzione di tipo etrusco o rinascimentale o
ispirata a motivi islamici, accanto alla vivace attività commerciale. Il
vero merito di Palazzi consiste nell'aver stimolato artisti dediti solo
occasionalmente alla ceramica, nell'aver tenuto aperto un laboratorio
che aveva per programma di "ripristinare l'antico uso della Rinascenza
che accomunava nello sforzo creativo maestri e allievi, rendendo così
veramente possibile quella permeazione di bravura tecnica e di
educazione estetica" (Piemme, in "Piccole Industrie", 1927).
Genova 1877 - Roma 1958
Genovese, nel 1900 si trasferisce a Roma. Scultore molto affermato, tra
il 1915 e il 1925, si dedica anche alla ceramica. Durante la guerra
dirige una fabbrica di giocattoli (la SFAGI), dove crea bambole, birilli
e pupazzi; alcuni modelli molto simili vengono poi trasferiti in
ceramica. Espone alla Secessione romana del 1916 e, nel 1922, alla XC
Esposizione di belle arti della Società degli Amatori e Cultori, oltre a
essere membro della giuria di accettazione e a esporre opere di
scultura, ha una sala personale, la XXVI, in cui raduna più di trenta
sue opere in ceramica. Nel 1923 è presente alla Prima Esposizione
Internazionale delle Arti Decorative di Monza, con terrecotte policrome e
smaltate, con ceramiche e giocattoli. Solo alcune delle sue ceramiche
sono firmate.
Torino 1864 - Roma 1935
Nato a Torino giunge a Roma poco dopo il 1870, dove frequenta
l'Accademia di Belle Arti, senza portare a termine gli studi, poiché
preferisce prendere lezioni private dal pittore Domenico Bruschi. Nel
1886 partecipa al concorso indetto dal Ministero d'Agricoltura Commercio
e Industria per l'esecuzione di frutti artificiali in terracotta, ove
si aggiudica la medaglia d'argento. Nello stesso periodo per la sua
perizia ottiene il posto di preparatore anatomico e disegnatore
biologico presso la Reale Università di Roma. Nel 1890 si insedia con la
famiglia nella Torre XXVIII delle Mura Aureliane e, animato da
vocazione idealistica, fonda una scuola, poi chiamata Scuola Gratuita
d'Arte Educatrice, destinata ai figli del popolo, il cui programma è
semplice e rivoluzionario "insegnare quanto non si insegna nelle scuole
pubbliche", ossia: povertà, diretto contatto con la natura, dalla quale
trarre ispirazione, strumenti e insegnamento. Nel 1894 dal Ministro
della Pubblica Istruzione Guido Baccelli, viene nominato Conservatore
delle Mura. Nel 1906 il metodo elaborato da Randone suscita l'interesse
di Maria Montessori che ne riprende alcuni metodi nella sua "Pedagogia
Scientifica" (1909) applicata nelle Case dei Bambini. Il Maestro delle
Mura (così Randone si firma sulle ceramiche) sin dalla giovinezza
dimostra di essere caratterialmente incline al misticismo e alle
pratiche esoteriche. Tra la fine del secolo XIX e i primi anni del
Novecento è vicino alla Società Teosofica e probabilmente alla
Massoneria; dal 1895, anno in cui edifica la prima grande fornace, anima
instancabile un cenacolo di artisti e studiosi: Giacomo Balla, Giovanni
Prini, Ettore Ximenes, Camillo Innocenti, Giovan Battista Grassi,
Alberto Gasco, Michele Biancale, Maria Montessori. Intorno al 1902, dopo
una ricerca più che decennale sull'arte etrusca, realizza i primi
buccheri completamente neri, a cui seguono altri impasti artificiali di
colore bianco, rosso o turchiniccio " da lui sempre denominati buccheri "
e, infine, i notissimi buccheri neri argentati. Nel 1921 espone alla
prima Biennale romana, nel 1923 alla seconda Biennale romana e alla
prima Biennale delle Arti Decorative a Monza. Nel 1926 è a Firenze alla
Seconda esposizione Nazionale delle Piccole Industrie e
dell'Artigianato; nel 1928 a Torino alla Mostra delle Arti Decorative, e
alla Seconda Mostra Nazionale della Ceramica di Pesaro. Nel 1929,
all'Esposizione Internazionale di Barcellona, ottiene la medaglia d'oro.
Nel 1931, a Parigi, propone un gruppo di ceramiche alla Boutique
Italienne di Maria Monaci Gallenga. Nel 1923 fonda la rivista Cronache
d'Arte Educatrice.
Roma 1892 - 1968
Le figlie di Francesco e Marie Louise erano note con l'appellativo di
Vestali delle Mura (ma venivano anche chiamate Rondanelle): una
fotografia le ritrae vestite con ampi cappelli e mantelli, in posa
ieratica, con le palme delle mani rivolte verso lo spettatore. Con
questa immagine, nel 1909, il ceramista crea un manifestino
pubblicitario denominandole le Tria Fata. Honoria, come si evince dai
diari di cottura del padre, è sia fornaciaia che responsabile della
conduzione della scuola, dove precocemente affianca il padre. Sin dal
1905 è ricordata anche come esecutrice di alcuni buccheri: si distingue
dalla sorella Yris per una propensione alla decorazione che ella chiama
bizantineggiante, costituita da una ornamentazione incisa o impressa
nella creta ancora fresca, arricchita con piccole perline di vetro
incastonate nell'argilla. La giovane artista dimostra inoltre una
particolare versatilità nella redazione e nella ornamentazione delle
Cronache d'Arte Educatrice, rivista della Scuola. Dopo il 1935 mantiene
viva la scuola creata dal padre, insieme alla sorella Yris.
Roma 1894 - 1984
La più giovane delle Tria Fata partecipa con entusiasmo alle attività
della famiglia, rivelandosi infaticabile nella cottura delle ceramiche,
nella fabbricazione dei biglietti d'invito alle conferenze del Maestro,
nella creazione degli apparati decorativi per le Cronache d'Arte
Educatrice, e dando il proprio personale contributo nell'ideazione dei
buccheri. I Memoriali testimoniano una produzione personale di alto
livello, con inedite e ardite soluzioni formali di successo, desunte
dalla natura ma sempre più stilizzate, come patere, tazze, coppe e
collane che vengono vendute durante le esposizioni, dove partecipa con
la famiglia.
Roma 1890 - 1949
Allievo di Duilio Cambellotti, nel 1912, per conto del
critico"gallerista Giuseppe Sprovieri, apre una fabbrica di ceramica a
Treia, vicino a Civita Castellana, dove produce vasi e vasellame di
gusto moderno; la segnatura della manifattura è una mano che fa le
corna. Qui escono anche alcuni pannelli ceramici con le riproduzioni
delle opere di Franz Marc, Gino Severini e Giacomo Balla. In questo
periodo Rosati affianca alle sue iniziali, o alla sua firma per esteso,
un trifoglio o un quadrifoglio. Nel 1914 espone alla mostra degli
Amatori e Cultori di belle arti alcune maioliche a gran fuoco. Dopo la
guerra inizia la sua collaborazione con Ferruccio Palazzi. Nel 1923
espone con il gruppo dei ceramisti di Palazzi nella sezione romana alla
Prima Biennale di Arti Decorative di Monza. Quando poi Palazzi apre la
fornace la Fiamma in piazza S. Salvatore in Lauro, viene chiamato a
dirigerla. I manufatti cotti in questa fornace portano varie segnature
"Fiamma", "Fiamma Roma", "Manifattura Picena". Dal 1926 Rosati insegna
plastica e disegno geometrico al Museo Artistico Industriale di Roma.
Dal 1935 al 1937 è preside dell'Istituto d'arte di Nove di Bassano e,
dal 1937 fino al 1949, di quello di Grottaglie. Appartengono a questo
periodo alcuni vasi di stile Novecento con colori accesi quali
l'arancione, il giallo e animali molto geometrizzati.
Roma 1903 - Milano 1970
Studia a Napoli con Emilio Paggiaro, pittore di scuola veneta, e
frequenta il Museo Artistico Industriale. Prosegue gli studi
all'Accademia di Belle Arti avendovi per maestro Duilio Cambellotti e si
dedica alla ceramica. Rufa cuoce le sue ceramiche nella fornace di
Palazzi ed esordisce con Virgilio La Rovere in una mostra alla Casa
d'Arte Palazzi nel 1922. Per qualche tempo insegna disegno e oltre che
alla ceramica si dedica anche alla vetrata e alla decorazione di
interni. Alterna l'attività artistica a quella di inventore e
progettista di applicazioni tecniche nel campo dei motori. Vince molti
concorsi indetti dalle Ferrovie dello Stato per la decorazione di sale e
atri di stazioni (Salsomaggiore, Milano). Nel 1938, per l'arrivo di
Hitler in visita a Mussolini, collabora alla costruzione scenica della
stazione ferroviaria Ostiense di Roma. La passione per i motori lo porta
nel 1947 a Buenos Aires come direttore tecnico di una fabbrica
meccanica.
Grottaferrata 1894 - 1982 / Grottaferrata 1900 - 1987
Nel 1921 a Grottaferrata (Roma), in località Squarciarelli, in un
fabbricato che ancor oggi reca sulla facciata pannelli decorativi in
stile liberty, i fratelli Eolo e Augusto Tidei fondano una bottega di
ceramiche artistiche e, probabilmente, vengono iniziati a quest'arte dal
maestro Isaia Ederli. La fornace Squarciarelli, che rimane attiva fino
al 1938 ca., divenne un vero e proprio cenacolo d'artisti animato da
Ederli, Pietro Hamed Venanzi, Emidio Vangelli, Luciano Mauzan, e da
altri artisti gravitanti attorno al Laboratorio Nuova Ceramica di Roma,
di Palazzi. La loro produzione ceramica è rivolta sia a un mercato
locale che nazionale ed estero. Di particolare interesse era anche la
produzione di ceramiche su commissione, con scritte dedicatorie
personalizzate e formule pubblicitarie per la propaganda di attività
commerciali. Anche se non si può ancora tracciare un quadro esaustivo
dei motivi decorativi della produzione Squarciarelli, tuttavia, grazie a
studi recenti, si possono individuare tre periodi: dal 1921 al 1925 si
passa da una prevalenza dei motivi zoomorfici a un tipo di
raffigurazione in cui l'elemento floreale primeggia, risentendo
dell'influsso dell'ultima fase del liberty; dal 1925 al 1932 i soggetti
zoomorfi si incrementano con un'attenzione notevole per gli elementi
geometrici e floreali del paesaggio romano; dal 1933 al 1940 la scelta
dei motivi ornamentali è sempre più ricca, risentendo di motivi
rinascimentali, come le "ciarquate", la "palmetta persiana" e le
"grottesche", mentre altre rientrano nella corrente dell' Art decò.
Infine, dal 1933, si assiste a una inversione di tendenza: diminuiscono
le presenze di animali a vantaggio di quelle a decoro floreale e
geometrico. Il desiderio di continua ricerca e sperimentazione cromatica
ha caratterizzato la loro produzione, valorizzata dall'impiego di
colori moderni: per il verde l'ossido di cromo, mai il rame, per il
rosso il selenio e non il ferro. L'invetriatura, grazie all'utilizzo di
una vetrina boropiombica, distingue tutt'ora le ceramiche Squarciarelli
per luminosità e brillantezza.
Genoano 1896 - Grottiglie 1943
Frequenta l'accademia di Belle Arti di Roma fino alla Prima Guerra, poi
si dedica a tempo pieno alla pittura entrando in contatto con i circoli
artistici romani. Dopo un soggiorno in Inghilterra, nel 1925, ha inizio
il sodalizio artistico con la fabbrica di ceramica dei fratelli Tidei,
di cui sposa, nel 1927, la sorella Giovanna. Grazie a Venanzi la bottega
si arricchisce di nuovi motivi decorativi: animali e uccelli in primo
piano espressivi, stilizzati e arabescati. Piero Hamed è stato
sicuramente, del gruppo ceramico Squarciarelli, la personalità più
sensibile e vicina alle tendenze decorative in voga in Italia negli anni
attorno al 1925. Nel 1929, a Pesaro, consegue il diploma di insegnante
di ceramica e si trasferisce con la famiglia a Pontecorvo dove insegna
nelle scuole di Ceccano e Isola Liri; continua però il sodalizio con i
fratelli Tidei. Dal 1934 al 1936 ricopre la carica di direttore della
"Comunità della Ceramica e del Vetro" della provincia di Frosinone.
Nominato ufficiale dell'aeronautica nel 1936, collabora con la rivista
"Nazione Militare" e, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale,
richiamato in guerra assume prima il ruolo di addetto stampa e poi viene
prescelto come pilota per alcune missioni speciali, in una delle quali
troverà la morte a Grottaglie.
Renato Bassanelli (1896-1963), Piatto con volto di donna, 1920 ca., h cm 5, ø cm 23, terracotta dipinta e invetriata, collezione privata, Roma / verso: segnatura in azzurro, KERAMOS/ROMA, con marca GF in un triangolo, The Mitchell Wolfson Jr. Collection, Fondazione Regionale Colombo, Genova
Renato Bassanelli (1896-1973), Piatto, 1922 ca., h cm 6.5, ø cm 32.3, terracotta dipinta e invetriata / sotto la base: marchio R.BASSANELLI e KERAMOS, collezione privata, Roma
Alfredo Biagini (1886-1952), Pappagallo policromo, 1921-1923, h cm 29.5, base cm 16 x 18, terracotta dipinta e invetriata, collezione Raffaele Miozzi Galiani, Civita Castellana
Umberto Bottazzi (1865-1932), Piatto arabo, 1915, h cm 5, ø cm 31.5, terraglia policroma, collezione privata, Roma
Umberto Bottazzi (1865-1932), Piatto Autunno, 1906, h cm 5, ø cm 48.5, terraglia policroma / verso: HUBERTUS 1906 DIE XVI OCTOBRIS, collezione privata, Roma
Duilio Cambellotti (1876-1960), Coppa delle violette, 1925, h cm 10, ø cm 31, terracotta dipinta e invetriata a lustro / sotto la base: segnatura 1925 / R.I.N.I.P., Roma, Archivio Quesada Roma
Duilio Cambellotti (1876-1960), Mattonelle con capanne, 1910 - 1912, cm 46.5 x 24.5, terracotta dipinta e invetriata, Archivio Cambellotti Arci 74, Roma
Torquato Castellani (1843-1931), Vaso, 1901, h cm 36, terracotta dipinta e invetriata, firmato alla bocca: TC / sotto la base: 15 GIUGNO 1901 TC, collezione privata, Roma
V. Cavalieri, Orso, 1925, cm 23 x 11.4, terracotta dipinta e invetriata, Museo Trilussa, Roma
Lorenzo Cozza (1877-1965), Piatto, 1920 ca., ø cm 42,5, terracotta dipinta e invetriata, Lukos Cozza Luzi, Roma
Adolfo De Carolis (1874-1928), manifattura Ginori Doccia, Estate, 1896, cm 74 x 31, pannello con figura a rilievo dipinta su policromia su maiolica, collezione Fabio Benzi, Roma
Marie Louise Fontaine (1862-1945), Piattino liberty, 1900, h cm 3, ø cm 22, terracotta dipinta e invetriata, firmato sulla tesa: Mater / verso: Familia Randonia, Artem Exercens Figulinam, in Belisari Moenia Romae, MCM, Archivio Randone, Roma
Vittorio Grassi (1878-1958), Vaso, 1912, h cm 27, ø cm 20, maiolica / sul corpo: firmato in verde VGrassi / sotto la base: siglato Ginori con corona in verde, collezione Francesco Tetro, Latina
PHOTO Pio Latina
Achille Luciano Mauzan (1883-1952), Elefantino rosa, 1920 ca., cm 12 x 12 x 8.5, maiolica / sotto la base: triangolo con fiamma, segnatura in nero LNCR e firma L Mauzan, collezione Enrico Camponi, Roma
Domenico Mastroianni (1876-1962), Orso, 1921 ca., h cm 18.3, terracotta dipinta e invetriata / sotto la base D.M.R., collezione privata, Roma
Anna Olga Modigliani (1873-1968), Vaso liberty, 1908 ca., h cm 75, ø cm 25, terracotta dipinta e invetriata / sotto la base: segnatura O, MODIGLIANI/ROMA, collezione Anna Modigliani, Roma
Ferruccio Palazzi (1886-1972), Leda e il cigno, 1924 ca., ø cm 40, terracotta dipinta e invetriata / sotto la base: segnatura in nero PALAZZI / ROMA / MADE IN ITALIY (sic.), collezione Riccardo Rosati, Roma
Giovanni Prini (1877-1958), La rondine, 1921, h cm 17.4, maiolica invetriata, collezione privata, Roma
Francesco Randone (1864-1935), Disegno per piatto, 1896, cm 35.3 x 48.8, acquarello e matita su carta / in basso a sinistra: Piatto cm 36 di diametro/Pittura sopra maiolica cruda/eseguita dal Pater nel 1896, Archivio Randone, Roma
Francesco Randone (1864-1935), Sensitiva, 1930, h cm 8, ø cm 9.5, bucchero rosso / sotto: inciso SENSITIVA e la segnatura delle Mura con 1929 ROMA / M. DELLE M. (Maestro delle Mura), Archivio Randone, Roma
Honoria (Vera) Randone Parboni (1892-1968), Coppa, 1931, h cm 6.5, ø cm 14.5, bucchero nero, segnatura graffita ROMA HONORIA MCMXXXI, Museo Internazionale delle Ceramiche, Faenza, inv. no. 13488
Avvisino (dettaglio) con le Tria Fata: Hiris (21 anni), Honoris (17 anni), Horitia (15 anni), Archivio Randone, Roma
Roberto Rosati (1890-1949), Vaso dei piccioni, 1924, h cm 21.2, ø cm 15.2, terracotta dipinta e invetriata / sotto la base: segnatura in blu FIAMMA / ROMA, collezione Maria Paola Maiano, Roma
Roberto Rosati (1890-1949), Cerbiatto, 1922, h cm 36, maiolica, Museo Andrea e Blanceflor Boncompagni Ludovisi, Roma
Giulio Rufa (1903-1970), Vaso, 1922, h cm 38.5, ø cm 25, terracotta dipinta e invetriata / sotto la base: segnatura in nero ROMA / RUFA, The Mitchell Wolfson Jr., Collection Fondazione Regionale Cristoforo Colombo, Genova
Eolo Tidei (1894-1982) - Augusto Tidei (1900-1987), Vaso con cervi stilizzati, 1925 ca., h cm 30, terracotta dipinta e invetriata, collezione Veneri, Grottaferrata
Eolo Tidei (1894-1982) - Pietro Hamed Venanzi (1896-1943), Vaso, 1925 ca., h cm 41, ø cm 24.5, terracotta dipinta e invetriata, collezione Mauro Volpato, Roma